Pensando a Santa Marinella
Il polipo in umido cotto mezza mattina aveva invaso le pareti ed i tessuti, i pavimenti umidi di salsedine, le pelli bruciate da quei giorni di arenili, scogli ed acqua salata ma era normale così. A 7 anni era difficile masticare quella cosa, deglutire quel sapore ficcante ma l’uomo padre non era d’accordo e pretese la fine di quel pasto senza sconti o pene di alcun genere. Ero io allora, lo fui più tardi quando insegnavo nuoto da quelle parti, quando andavo a trovare certi miei amici alcuni decenni più tardi. Il liquido blù argento piano come un vetro è sempre rimasto lo stesso. Una matina poco dopo l’alba, qualche anno fa, mi trovai di nuovo a respirare quel mare, ricordi che evaporavano senza permesso. Mi innamorai di un terreno con sorpresa alla mia portata, lo andai ad osservare per un paio d’anni. Finalmente potei prenderlo. Lo pulii, vi misi una casettina per gli attrezzi, mi sedetti in veranda a grardare quella striscia di vita azzurra a 300 metri e pensai che dovevo restituire qualcosa a tanto.